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A proposito del CowoCamp 2010

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Sabato scorso (17 aprile 2010) ho partecipato al Coworking Camp. Era la prima volta che partecipavo ad un Bar Camp. Per come me lo ero immaginato leggendone su vari blog l’ho trovato un po’ diverso, più simile ad una conference che ad un Camp. Che per quanto mi riguarda andava anche bene. Molto bella la sede, piacevole l’accoglienza. Veniva fornita la possibilità, previa registrazione, di avere accesso alla rete WiFi messa a disposizione su tutta l’area del Coworking FuoriSalone. Ed io ho colto l’occasione.

La sala messa a disposizione era arredata in maniera informale e quando sono arrivato (circa le 9 e 20) non c’era ancora tanta gente.  C’era Massimo, che armeggiava con il portatile, c’era un ragazzo con i capelli a coda di cavallo e un fare da tecnico che armeggiava anche lui con un portatile ( ho scoperto poi essere Michele Pietravalle di 4ISP) e c’era un’altra persona (Alessandro Fossato) che stava configurando una telecamera sul trepiedi che avrebbe fornito la trasmissione in streaming della giornata.

Mi sono presentato a Massimo, che conoscevo solo virtualmente, poi mi sono seduto dalla vetrata di fronte all’ampio ingresso in posizione strategica. Lentamente la sala si è popolata e verso le dieci il tutto è cominciato.

Massimo ha aperto la giornata con una presentazione che si proponeva di offrire una sintesi sul coworking.

Poi c’è stata la presentazione di Davide Dimalta (avvocato) e quella di Michele Pietravalle (sistemista). Molto interessanti ed essenziali per identificare tutte le informazioni utili sulle modalità di costituzione e conduzione di un cowo.

Di seguito ci sono state le presentazioni di Silvia Cammarata del VEGA, di Annamaria Tuan del Cowo Udine e di Vittorio Gentile che ha presentato i risultati della sua tesi sul coworking.

Al di là dei casi virtuosi più o meno illustri che sono stati descritti, che si sono creati e si possono creare all’interno di spazi in condivisione , credo che la normalità sia quella di giornate lavorative ordinarie durante le quali ognuno “batte sul proprio chiodo” (per citare Massimo).

Secondo me il fenomeno cowo non è facilmente misurabile in termini economici. Come attività a sé stante va poco sopra al pareggio. In realtà, come nel caso della partecipazione ai social media, il vantaggio risiede nel fatto di creare uno spazio lavorativo confortevole, dinamico ed interessante, nella convenienza economica della condivisione di spazi, ma soprattutto nelle opportunità di relazione e di sinergia offerte a tutti i partecipanti all’esperienza – fruitori e fornitori di spazi.

Mi è piaciuta molto molto la presentazione de La Pillola 400 di Bologna, per la valenza di aggregazione, contaminazione, commistione e condivisione che rappresenta.

La Pillola 400 non è una realtà prettamente ecomica, è un’associazione culturale. Leggendo sul sito:

La Pillola 400 è un’Associazione Culturale che si occupa di progettazione e realizzazione di eventi.
Il suo obiettivo è quello di contribuire a rendere la cultura un progetto condiviso da fasce sempre più ampie della società collaborando con istituzioni e privati sensibili alla valorizzazione delle risorse naturalistiche ed artistiche locali.
Promuove la cultura della sostenibilità nella convinzione che l’arte possa essere un efficace veicolo per la divulgazione di messaggi etici e ambientali.
Sostiene i progetti culturali collaborando con aziende e imprese che coniughino i propri risultati personali a beneficio del territorio e della collettività, consolidando la partnership tra imprese e cultura.

Peccato solo che la presentazione sia giunta alla fine della mattinata, in orario pranzo, in ritardo a causa di problemi di traffico incontrati dal gruppo bolognese. Non ha riscosso, secondo me, l’interesse che meritava. Forse andava spostata nel primo pomeriggio, insieme a quella di The Hub.

Presentazione, quella di The Hub, condotta da Nicolò Borghi, che aveva lo stesso tenore e lo stesso fascino di quella dei bolognesi ed era molto interessante.

Dalla presentazione sul sito di The Hub:

The Hub e’ uno spazio di lavoro altamente dinamico e flessibile per chi sa che un altro mondo e’ possibile.

Siamo una rete di bellissimi spazi fisici dove innovatori sociali potranno accedere a risorse, lasciarsi ispirare dal lavoro di altri, avere idee innovative, sviluppare relazioni utili, individuare opportunità di mercato e costruire quel bagaglio di esperienze che li aiuteranno veramente a cambiare Milano e il mondo.Un altro mondo non è solo possibile: è all’orizzonte. Tutt’intorno a noi, individui molto diversi tra loro – da imprenditori a operatori del terzo settore, da liberi professionisti a giovani studenti – stanno cercando risposte e soluzioni per rendere il mondo radicalmente migliore. The Hub Milano è un ecosistema senza pari ideato per sostenere il percorso di questi individui.

Durante la presentazione, Davide di Controprogetto ha avuto modo di raccontare come sono nati gli arredamenti di The Hub Milano, ricavati nella quasi totalità da materiali di recupero.

E qui c’è un bel video che ci fa sbirciare in una Co-Creation Session che si è svolta a Luglio 2009 presso The Hub Milano.

La presentazione finale poteva sembrare un tributo allo sponsor, dal momento che non rappresentava un reale caso di cowo. In realtà il taglio dato da Nicola Zago è stato di utile testimonianza di una modalità nuova di fare marketing. Sviluppato a partire da quanto dimostrato da Ikea (che al cliente piace provare il prodotto senza che ci sia qualcuno con il fiato sul collo) unendo il concetto di try-before-you-buy tanto diffuso su internet. In questo caso il try è attuabile presso l’appartamento del “tenant”.


Archiviato in:Coworking, Startup Tagged: going-solo, relationship, sharing

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